Marisa Elia
1° classificata
Le donne dei Taliban
Ho visto
madonne nere
come clessidre
senza volto
camminare
in processione
per le strade
dei Taliban,
hanno scavato nel petto
il silenzio dei vinti
l’odore selvaggio
delle prede senza nome
l’odio feroce delle belve
seguendo l’idolo leteo
umido di olii e vapori,
i loro canti si odono
nei tramonti
sferzati dai venti
lontano
dove levano i veli
irrompono potenze
indomite mentre
fuori le cavalle
sferrano il loro grido
al cielo.
Ho visto
le donne dei Taliban
abbassano mille volte
gli sguardi appassiti
e fuggono via.
Luciano Loi
2° classificato
Quanta verità nell’aria
Non scalfisce la notte, la luna,
eppure ritrovi parvenza,
e gli occhi gli argini
che si erano disfatti.
Una parola, solo una parola,
avidamente divorata,
e i frammenti si ricompattano,
si aggrappano, s’illudono…
si frantumano
Quanta verità nell’aria
dei tuoi sospiri raccolti;
verità taciuta
ma mai segreto fu così svelato
L’eternità era il nostro vestito,
ora, nudi, sotto l’incedere dell’ombra,
siamo solo certi delle stagioni
dilapidate dalle nostre fragili mani,
inconsapevoli.
Enrico Caltagirone
3° classificato
Notturno
Serena nell’ombra, remota, ancora
ti specchi, lieve ritorni in questa
sera di novembre, tra altissime nuvole
bianche, insonni, e frange di vento.
Lenta se ne va la luce, tra sottili
fili evanescenti nel cielo che sembra
cadere… sommessa, ancora mi chiami.
Levo gli occhi al tuo sguardo, a quella
fissità disperante, nel vento che muove
ancora furtivo i tuoi capelli, mamma,
all’algida notte che incombe.
Ma in quest’ora di gelo segreto, ora
che i nostri giorni se ne sono andati,
ora che tutto il tempo s‘è compiuto,
tramonta anche l’ultima luna e il vento
già trasmuta gli alberi alto stridendo
sui rami di cristallo.
In una ressa si smagliano piano le ore
e così gonfio affonda a un soffio
il cuore, da te separato per sempre,
albero senza radici…!
Vilma Porro Marchetti
4° classificata
Rosso su bianco abbagliante
Spavalda. Il tuo corpo sottile
vestito di seta scarlatta
leggero attraversa danzando
la candida piazza deserta.
Audace ti muovi e provochi,
seguendo un ritmo segreto.
Le mani disegnano l’aria.
Dietro persiane socchiuse,
in una afosa penombra,
occhi ti osservano, giudicano.
Dalle bianche austere facciate,
tra volute e fregi corrosi,
attonite statue, costrette
in un turbinare di pietra,
ti scrutano, non ti comprendono.
Spavalda. Lo sguardo irridente
affronta i chiusi palazzi.
Tu danzi attraverso la piazza
e l’abito rosso ti avvolge,
sfidando l’immota atmosfera.
Nel mezzogiorno infuocato
le ombre sono scomparse,
la luce avvampa, abbaglia.
Augusto Arrigoni
5° classificato
L’aria sento sbriciolarsi
Ho trovato nei ricordi
un fuoco di Luglio
frantumarsi
sulla «Via dell’Amore»
che violenta l’aspra roccia
di Manarola
e l’aria sento sbriciolarsi
nel caldo meriggio
e nell’azzurro cupo
dell’onde smagliate.
E tu eri tenera
al mio fianco
e la bambina accanto
con il suo cicaleccio argentato
una nube di suoni
portava nella brezza marina.
Anche gli scogli
erano al braccio del monte
come il tuo seno
sopra al mio
che trasudava di palpiti attesi.
Cerco gli spazi,
mia vita,
per un acquarello d’amore
che sempre
abbiamo dipinto insieme.
Giuseppe Magenes
6° classificato
Guerra
Sdraiato sulla cima del monte
guardo la notte.
Il vento che soffia quassù
parla.
Mi fischietta dentro le orecchie
il tempo di pace del cielo stellato,
mi culla con materna premura
sospeso nel tempo dell’infinito.
Poi, bruscamente, aumenta
mi travolge, corpo e mente,
incalza dal fianco
come una spada affilata.
Il cielo si spegne
odo le correnti ululare
sembrano grida di uomini
disperati.
Scorrono immagini sovrapposte:
spari, grida, qualcuno corre,
un’esplosione violentissima,
sangue che cola dai bordi.
Fuoco distruttore
spari metallici,
non riesco a fermare la scena
voglio uscire e respirare.
Giovanna Vallese
7° classificata
Guarda
Rumori metallici
Strani fruscii di spade che fendono l’aria…
Ombre,
fra gli alberi ghermiti dal vento…
Lamenti;
ululati alla luna
fra miagolii di gatti in amore
Un battito d’ali
…l’aquila reale…
Un cervo,
un falco,
mescolano le lor ombre
fra l’Ombre che fuggono…
fra gli alberi ghermiti dal vento
Sibili di lame che fendono l’aria…
Uno sparo.
Guarda;
l’onda sbatte ai piedi del monte
una bianca schiuma…
il luccicare dell’acqua…
l’Impronta del Cielo.
Rosario Puglisi
8° classificato
V
Ignoto cielo in me nasce,
trepida creatura farsi vento
e nodo d’esilio
al petto si consuma.
Mi travolge la sera,
effimera marea d’ombra,
incontro alla foce
del moto lunare,
e risalgo nel perduto
fuoco,
amore per l’uomo.
Sorgivo sole alla piana;
in me discende
dono furtivo,
solitario sangue
oscura la mia pena.
Vittorio Piscitello
9° classificato
Per te amico
Chiudi gli occhi e
troverai il passaggio dentro il cuore di tutti noi
Ascolta il vento che cambia le stagioni
Bevi la pioggia che disseta le terre arse dal sole
Fai trasudare la pelle e palpitare il cuore
scava nell’anima, bucala
cosicché uno spiraglio di luce possa entrare
ed illuminare la parte buia che giace dentro te
Dagli luce, energia, caccia via l’odio ed il rancore
sprigiona tutto l’amore che puoi
solo così trascinerai via il male che ti sta distruggendo.
Sorge il sole e con sé l’amore e la gioia che solo lui sa
donare
La vita ti dà un’altra occasione non oscurarla per
un’illusione.
Per te amore
Il cielo era gonfio di pioggia quella mattina
lame di luce filtravano tra le alture della collina
disegnando in un caleidoscopio di immagini i contorni del
paesaggio.
Il profumo acre dei pini si mescolava con ‘lodore del caffè
appena fatto
rendendo l’aria pungente.
Percepivo la sua presenza ma non riuscivo a vederne
l’ombra
lei era lì, in simbiosi con il mio mondo
ad un tratto riflesso nello specchio del lago
rividi il suo corpo danzare in punta di piedi sui fiori di loto
in un magnifico gioco di ombre che si perdevano nelle
trasparenze del lago
in quel lago che fu fonte di un’immaginabile passione.
Per me
«Solo un attimo mi separa dall’eternità
Quell’attimo che non riesco a bloccare».
Giuseppe Forgia
10 classificato
Grazie Monza
Son anni e anni ormai, non è un mistero
ch’io arrivai a Monza forestiero,
della Sicilia avevo nostalgia
e dentro al cuore la malinconia.
Iniziai il cammin della sperazna
verso te, capital della Brianza,
città insigne e molto laboriosa
di figli bravi madre generosa.
Nei primi tempi invero fu ben dura,
non trovavo in alcuni un’apertura
adatta ad accordare comprensione
a chi proveniva dal meridione.
Superato che fu lo smarrimento
avvenne un graduale inserimento,
poi, a pieno titolo, con umiltà
entrai nella monzese società.
Ed ora che da oltre quarant’ann
son presente al dì di San Giovanni
lieto d’esser monzese d’adozione
auspico reciproca comprensione;
dando ai pregiudizi l’ostracismo
e bandendo ogni forma d’egosimo,
vivendo tutti in pace e armonia
in questa bella Monza… e così sia.